La riabilitazione urologica significa recupero funzionale di un sistema dinamico rappresentato dal basso apparato urinario, ossia il sistema uretro-vescicale. Il principale obbiettivo è rappresentato dal recupero della continenza.

LA RIABILITAZIONE DEL PAVIMENTO PELVICO PRIMA E DOPO IL PARTO

Esiste una stretta correlazione tra l’attività riproduttiva della donna e la sua probabilità di sviluppare una disfunzione del pavimento pelvico a medio/lungo termine; è possibile identificare precocemente, già in gravidanza e/o nell’immediato post-partum, indipendentemente dal singolo criterio anamnestico-clinico-strumentale adottato, la popolazione femminile generale ad alto rischio di sviluppare una alterazione della statica pelvica sintomatica; tali alterazioni sono suscettibili di un trattamento conservativo efficace ambulatoriale e/o domiciliare; l’applicazione di terapie conservative riabilitative in momenti diversi della storia naturale del sintomo ci offrono la possibilità di effettuare una prevenzione terziaria delle disfunzioni del pavimento pelvico (quando il sintomo si è stabilizzato e consolidato), o una prevenzione primaria e/o secondaria (quando intendiamo evitare la comparsa del sintomo o trattarlo precocemente). Nella prevenzione delle disfunzioni del pavimento pelvico la riabilitazione perineale (RPP) svolge un ruolo indiscusso. L’uso della RPP ante-partum, a partire dalla 20° settimana di gravidanza, per un periodo di almeno 28 giorni totali, in una popolazione di 268 gravide con ipermobilità uretrale è accompagnata da una significativa riduzione di I.U. post-partum (19.2% vs 32.7 %, con un R.R. di 0.59) (Reilly 2002). Tutti gli autori concordano, però, nell’affermare che tale protocollo terapeutico con una supervisione di un operatore è sicuramente più efficace della semplice istruzione verbale (Bump 1991, Wilson 1996, Sampselle 1998, Reilly 2002). La RPP ante-partum è accompagnata da alte percentuali di drop-out (Toozs 1997, Chaliha 2000, Glazener 2001), ma il miglioramento del pavimento pelvico che si raggiunge ante-partum si mantiene anche nel post-partum (Sampselle 1990). Inoltre, la terapia conservativa non chirurgica, riabilitativa e comportamentale, nel trattamento dell’I.U. post-partum apporta una cura o miglioramento soggettivo pari al 59% e oggettivo del 49% (Wijma 2001). Studi in donne primipare, valutate a 9 settimane e successivamente a 10 mesi del post partum, dimostrano una riduzione del 19% di incontinenza urinaria se precocemente sottoposte a fisiochinesiterapia, rispetto ad una regressione spontanea della sintomatologia del 2% riscontrata nel gruppo controllo non sottoposto a riabilitazione. Tutti gli autori ritengono che la RPP dopo la gravidanza sia efficace nel trattamento della IUS post-partum a breve termine e che i risultati si mantengano anche a medio termine (Nielsen 1988,Wilson 1998,Morkved 1997-1999-2000, Glazener 2001). Molti aspetti fisio-patologici e terapeutici devono essere ancora adeguatamente indagati e studiati; risulta evidente, però, che la terapie riabilitative possono offrire la possibilità di adottare anche una efficace prevenzione primaria e secondaria delle disfunzioni del pavimento pelvico e rappresentano l’unica alternativa assistenziale efficace all’adozione di un discutibile e discusso uso ingiustificato del taglio cesareo elettivo, come risulta da tutta la letteratura internazionale. L’attuale prevalente atteggiamento d’uso della uroriabilitazione nella prevenzione terziaria dei casi sintomatici stabilizzati, dovrebbe essere affiancato e/o sostituito da una nuova visione strategica di intervento diagnostico-terapeutico basata su un trattamento conservativo precoce della popolazione femminile generale a rischio, non solo nell’immediato post-partum, ma anche e soprattutto nelle fasi iniziali della gravidanza o, secondo i recenti programmi di perineal care, anche prima del concepimento; bisogna attivare efficaci e capillari programmi di informazione e formazione degli operatori che, oltre ad acquisire le specifiche competenze, imparino a tenere nel dovuto conto, in questa particolare popolazione, non solo del sintomo I.U., ma anche della elevata morbilità ad essa spesso associata (incontinenza fecale, dolore perineale, emorroidi, problemi sessuali, difficoltà relazionali e affettive).

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